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Dalla Cina, in esclusiva. In Italia li importano e li vendono solo loro. Omitech è l’unica azienda che tratta i robot Sanbot di Qihan Technology Co, società cinese di Shenzhen in prima linea nell’ambito dell’innovazione, della Robotica, dell’Intelligenza Artificiale (ossia la capacità di un computer di svolgere compiti e ragionamenti tipici della mente umana) e nell’analisi video in particolare.

Un esempio di assistenza in ospedale

Nata a Padova 20 anni fa, Omitech è specializzata nella fornitura di servizi IT gestiti per le aziende e, più in generale, nella ricerca sulle nuove tecnologie. Da alcuni anni è attiva nell’ambito robotico. “In Qihan Technologies abbiamo trovato il partner che cercavamo”, spiega Matteo Cestari, Ceo di Omitech, “cioè un produttore hardware credibile con un certo livello di sensoristica, unita alla capacità di produrre robot in quantità rilevante a seconda delle richieste del mercato”. Inizia così la partnership con il colosso cinese produttore dei robot Sanbot, che si distinguono nei modelli Nano, Elf e Max, ognuno con pesi e altezze diverse. “Stiamo passando da una fase prototipale di ricerca a una fase più evoluta, che si affacci sul mercato, per cui i robot cominciano a entrare nella quotidianità, ad esempio negli uffici”, prosegue Cestari. “Ci serviva quindi una piattaforma programmabile in Android, con un hardware affidabile, disponibile in grandi quantità a dei prezzi concorrenziali sul mercato”.

Matteo Cestari, Ceo di Omitech

Dotato di un design ergonomico e di una tecnologia di alta qualità, Sanbot è progettato per portare l’interazione tra uomo e macchina ad un livello nuovo e multi-sensoriale. Lo scambio vocale è naturale grazie al motore di riconoscimento vocale e all’uso dell’intelligenza artificiale in Cloud. La video camera 3D permette la lettura dei gesti e li riconoscimento facciale, mentre altre camere permettono la visione dell’ambiente e delle persone. La multimedialità è data da un sistema audio associato ad un proiettore fino a 65 pollici, per una visione completa, oltre che ad uno schermo integrato. L’interazione con Sanbot avviene anche attraverso il tatto, grazie ai sensori tattili e a uno schermo touch. Nel complesso Sanbot si avvale di oltre 60 sensori per avere consapevolezza dell’ambiente circostante e muoversi autonomamente, ed è controllabile da remoto. Può essere usato in molti ambiti, da quello sanitario a quello dell’educazione, da quello dell’intrattenimento all’accoglienza: può raccogliere questionari per la selezione personale; fornire specifiche informazioni ai turisti in un particolare contesto; aiutare a trovare un prodotto in un negozio; ricordare ad un paziente di prendere un medicinale. Sono attualmente in corso sperimentazioni per l’uso del robot in uffici pubblici, in centri dedicati per il supporto domiciliare ad anziani e il monitoraggio notturno dei pazienti, oppure per attività ludico-mnemoniche individuali di giorno. In ambito scolastico, può essere utile per l’approccio alla programmazione software e per la telepresenza in classe di studenti costretti a lunghe assenze, permettendo loro di partecipare alle lezioni, muoversi nell’aula, vedere i compagni ed essere visto. Nel Retail, grazie all’intelligenza artificiale e al riconoscimento facciale, può essere invece un supporto al marketing e CRM.

Robot Sanbot alla reception

“Rispetto all’hardware conterà soprattutto il servizio che svolgerà”, precisa Cestari, “ovvero il software. Noi crediamo nel concetto Robot as a service, quindi di fatto conterà il servizio, la funzione che svolgono. Va detto però che il mercato non è ancora maturo”. I tempi dunque per un’evoluzione? Cestari non detta tempistiche. “Il problema è l’alta aspettativa delle persone, condizionata anche dal cinema, che dà un’immagine dell’intelligenza artificiale e della robotica estremamente evoluto. In realtà siamo alla fase iniziale di questo mercato, ma si svilupperà molto velocemente”. Perché ciò accada, alcuni fattori debbono combinarsi fra loro: l’accettazione da parte del grande pubblico nei confronti della robotica deve cambiare, determinate tecnologie debbono maturare assieme allo sviluppo di ulteriori servizi Cloud. “Oggi quelli in uso sono quelli di speech recognition, face detection, identificazione degli oggetti. Presto arriveranno tanti altri servizi”. Al momento, secondo Cestari, i costi sono competitivi rispetto al mercato attuale. “I prezzi si abbatteranno nel giro di qualche anno, in linea con la maggiore diffusione e per consentire i volumi”. La diffusione è legata all’accettazione della presenza di software utili, che siano funzionali rispetto alle esigenze delle persone”.

Macchine che sostituiscono l’uomo. Il timore c’è ed è alto, qualcuno parla di “neo luddismo”, riferendosi al movimento sviluppatosi in Inghilterra alla fine del XIX secolo, in piena rivoluzione industriale, che mirava a sabotare i nuovi macchinari considerati una minaccia al lavoro salariato. “I robot avranno un impatto sulla società, ma temerli è esagerato. Si pensi alla paura di una volta verso il computer e della certezza che avrebbe tolto lavoro, ad esempio, ai dattilografi. Oggi il computer è accettato ed è uno strumento di lavoro a tutti gli effetti. Il robot sostituirà l’uomo nelle funzioni semplici, ma, è difficile, nel caso di un robot-badante, che sia in grado di fare un’iniezione a una persona. Mentre invece può fargli ascoltare la musica che preferisce o lo intrattiene con le letture che ama. L’alternativa è che l’anziano sia solo. Non si possono strumentalizzare questi temi. Certe cose cambieranno, è indubbio, ma globalmente ci saranno dei vantaggi, anche per i lavoratori, che potranno passare a mansioni più qualificanti”.